http://www.riconquistarelasovranita.it/
http://www.appelloalpopolo.it/
Nei quali troverete varie informazioni sull' attività presente e futura, vi potrete iscrivere e sostenere l' attività di questa nascente forza politica che definirei di sinistra patriottica. La richiesta, per chi non è nelle condizioni di donare di più, è veramente minima, si parte da 10 euro, ma anche qualora non ci si volesse iscrivere, si possono seguire le idee, le informazioni e le attività dell' associazione e si trovano i contatti mail dei rappresentanti locali di tutta Italia, con i quali si può entrare in contatto per offrire la propria professionalità, o semplicemente il proprio tempo. Ogni contributo è prezioso.
Il cuore pulsante dell' Italia
I contadini soldati della Roma repubblicana, gli artigiani e i mercanti dei liberi comuni, la piccola borghesia operaia e professionale del dopoguerra: da duemila anni questo è il blocco sociale che ha segnato, quando è riuscito a prevalere, i momenti migliori del paese. L'ARS si candida a rappresentarlo.
Il rischio di una soluzione elitaria
E' possibile che, anche all'interno delle élites europee che hanno voluto la moneta unica, sia in corso un confronto sulla fattibilità e sui costi politici del progetto. E probabile che il progetto fondato sull'ideologia ultraliberista (quella, per intenderci, che ipotizza la capacità dei mercati di autoregolamentarsi fino a trovare un equilibrio che garantisca il predominio delle classi sociali più abbienti, assicurando al contempo il funzionamento del mercato) appaia a una parte di queste élites come un obbiettivo sempre più irraggiungibile, se non al prezzo di una guerra totale interna al sistema capitalistico europeo. E dunque possiamo immaginare che, all'interno delle élites, si stia sviluppando una dialettica che ha per tema l'opportunità di continuare l'esperimento, oppure porvi termine tornando ad un assetto più tradizionale.
Il dibattito sul tema è però del tutto assente in Italia, soffocato da una censura che lascia pochissimo spazio alle voci dissenzienti. Solo sul web gruppi numericamente limitati di bloggers dibattono sulla crisi dell'euro, mentre la stragrande maggioranza delle persone resta in uno stato di totale inconsapevolezza, drogata da narrazioni fantasiose che spesso sconfinano nel terrorismo mediatico. Ce ne accorgiamo non appena apriamo una discussione sulla crisi con amici occasionali. La spiegazione più comunemente accettata ascrive alla corruzione la causa delle difficoltà, mentre ogni tentativo di dibattere la sostenibilità dell'euro provoca immediate reazioni di chiusura. A peggiorare le cose vi è il fatto che si sono diffuse, negli ultimi anni, alcune teorie "salvifiche", dal signoraggismo alla MMT introdotta dal giornalista Paolo Barnard, che stanno contribuendo, non poco, alla confusione imperante, anche tra coloro che, in buona fede, cercano di capirci qualcosa.Il discorso di Gianni Letta potrebbe essere letto in quest'ottica. I sondaggi che danno il nuovo partito "Alternativa per la Germania" intorno al 20%, e la clamorosa affermazione, nelle elezioni locali inglesi, della formazione di Nigel Farage, l'UKIP, giunta al 25%, sono due segnali del fatto che ampi settori della destra europea non hanno più fiducia nel progetto euro. Troppo grandi sono i danni che la moneta unica sta causando a interessi corposi, per i quali le politiche di austerità, richieste per sanare gli squilibri indotti dall'euro, cominciano a non essere più accettabili. Queste, infatti, non danneggiano solo i lavoratori salariati, ma anche l'economia reale, in una misura che sembra non aver limiti. Una parte del capitalismo europeo ne ha, forse, abbastanza.
La situazione, dunque, è pessima. Né è di aiuto l'atteggiamento di alcuni economisti critici, i quali, pur dicendo delle mezze verità, sembrano tuttavia restii a prendere decisamente posizione contro la follia dell'euro, vagheggiando ancora possibili vie d'uscita basate su radicali modifiche dell'assetto istituzionale dell'Unione Europea, con proposte che vanno dagli eurobond alla generica invocazione di una fine dell'austerità. Solo uno sparuto gruppo di opinionisti, il cui nume tutelare è l'economista Alberto Bagnai, pongono con coraggio il problema nei suoi termini reali: l'euro, così come è, è insostenibile, e manca la volontà politica di cambiare le cose.
Il dibattito resta così circoscritto alle persone dotate di maggiori capacità critiche e non asservite a logiche di appartenenza politica. Come dire, una sparuta minoranza, nonostante il successo del blog di Bagnai. Così stando le cose, tutto il potere decisionale è, oggi, nelle mani delle élites, perché manca una sufficientemente ampia percezione di massa dei termini del problema. Questa circostanza pone un problema di estrema gravità: la prossima fine dell'euro (chi scrive la considera un fatto scontato) troverà l'opinione pubblica italiana assolutamente impreparata, e dunque ampiamente manipolabile. Il rischio è che l'uscita, quando ci sarà, venga gestita solo ed esclusivamente dalle élites. Il problema politico che abbiamo, ridotto nei suoi termini essenziali, è il seguente: come evitare che la transizione venga gestita esclusivamente dalle élites?
La soluzione non è Internet
La militanza, invece, è l'unico strumento per mezzo del quale le classi subordinate possono sperare di confrontarsi con successo con le classi dominanti. Si tratta di selezionare e formare, attraverso le strutture di un partito, una classe dirigente capace di organizzare e rappresentare interessi di classe che, nella vita reale delle persone, sono individuali, pur costituendo, nel loro insieme, un blocco sociale. E' un lavoro faticoso, che pretende dedizione totale, non sostituibile dalle forme di partecipazione diffusa e, per forza di cose, occasionali, vagheggiate dai fautori della democrazia diretta. Questa, al più, può svolgere, se democraticamente istituzionalizzata, la preziosa funzione di controllo delle degenerazioni cui finisce con l'andare incontro la forma partito tradizionale. Cosa che accade, per altro, ad ogni costruzione umana. Ma rifiutare la forma partito, e il valore della militanza, solo perché gli attuali partiti sono degenerati e corrotti, significa gettare il bambino con l'acqua sporca.
L'unico tentativo serio di costituzione di un nuovo partito di classe, con cui io sia entrato in contatto, è l'ARS (Associazione Riconquistiamo la Sovranità), al quale ho infatti aderito. L'ARS è un partito di classe perché si propone di organizzare gli interessi di un blocco sociale, identificabile nella piccola borghesia operaia e professionale, nella quale viene individuato il cuore pulsante del Paese. Si tratta di quello stesso blocco sociale che, nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale, a causa della situazione internazionale si divise, finendo con l'essere rappresentato in parte della Democrazia Cristiana, e in parte dal Partito Comunista Italiano e dal Partito Socialista Italiano. Questi partiti, sebbene schierati ideologicamente su fronti opposti, seppero tuttavia trovare un punto di equilibrio, la cui stella polare fu, per decenni, l'interesse generale del Paese. L'estremo tentativo di conciliare quella divisione artificiale, indotta dalla guerra fredda, naufragò negli anni settanta, allorché il nostro paese divenne terreno di scontro degli interessi delle grandi nazioni vincitrici. Ma quel blocco sociale, che ovviamente rimane attraversato da contraddizioni e conflitti, è ancor oggi il vero argine agli interessi predatori del grande capitalismo globale sovranazionale, e, in questa fase, deve ritrovare unità d'azione e di intenti. Organizzarlo, dargli una rappresentanza, è oggi l'obbiettivo politico dell'ARS. L'uscita dall'euro prossima ventura, se riusciremo a dare forma e sostanza a questa iniziativa politica, non sarà gestita solo dalle élites globaliste.
Fiorenzo Fraioli per Ecodellarete.net
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