lunedì 4 marzo 2013

Alberto Bagnai - ELEZIONI, L'EUROPA RISCHIA LA DISGREGAZIONE?

L'esito delle elezioni permette ai tedeschi di insistere sulla strada del discorso orientato che hanno fatto sinora, attribuendo la crisi all'inaffidabilità degli italiani. Risultato? La Germania potrebbe prendere in considerazione l'opzione "sganciamento" dall'Europa

"La sostenibilità del debito pubblico italiano è in pericolo. Non si può pretendere che i partner europei dell'Italia e la Bce stabilizzino l'economia italiana, quando gli italiani non sono pronti ad attuare le riforme". Queste le dichiarazioni, dure, che il consigliere economico della cancelliera Merkel Lars Feld, ha rilasciato all'indomani dell'esito del voto in Italia, che ha consegnato l'immagine di un Paese spaccato, instabile, su cui grava il rischio ingovernabilità. Rischio evidentemente temuto dai partner dell'eurozona, e in particolare dalla Germania, anche per i riflessi, negativi, sui mercati finanziari.
Abbiamo chiesto ad Alberto Bagnai, Professore associato di politica economica presso l'Università di Pescara, di tracciare per noi il quadro della situazione.

Professore, la Germania sembra non aver gradito l'esito del voto in Italia. Che significato hanno, in questo senso, le dichiarazioni di Feld?

Sono dichiarazioni che in realtà non giungono del tutto inattese perché aderenti alla linea che gli opinionisti tedeschi stanno tenendo dallo scoppio della crisi: una linea che, nell'ottica del "gioco politico" interno alla Germania, cerca di presentare questa crisi come dovuta esclusivamente al comportamento incauto o comunque poco consono alla razionalità economica degli altri paesi dell'eurozona.
Purtroppo, però, questo tipo di linea, sia pure comprensibile dal punto di vista del discorso politico interno alla Germania, paese leader dell'eurozona, non è esattamente razionale in termini economici.

Dobbiamo sempre ricordare che in un rapporto emesso nel settembre dell'anno scorso, gli uffici tecnici della Commissione europea hanno stabilito chiaramente che l'Italia non presentava problemi di sostenibilità del debito a breve termine, quindi non corrisponde esattamente al vero quello che si sente continuamente ripetere, come la fandonia che prima dell'arrivo del Presidente Monti l'Italia fosse sul punto di non pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici. Sempre quello stesso rapporto mostra che l'Italia è praticamente l'unico paese di un certo spessore in termini economici ad avere prospettive di debito pubblico sostenibile anche a lungo termine.

Quindi non è chiaro che cosa intenda Lars Feld, il consigliere economico della Merkel, quando dice che i tedeschi non sono disposti a pagare per noi, credo che non ce ne sarebbe bisogno sulla base dei dati di cui disponiamo. Viceversa, ricordiamoci sempre che l'Italia è un contribuente netto al bilancio dell'Unione europea: nel 2011 abbiamo dato 16 miliardi per riceverne 6 in cambio, quindi siamo stati contribuenti netti per 10 miliardi; per quello che riguarda, poi, i meccanismi di stabilità finanziaria messi in atto per gestire la crisi sappiamo benissimo che dal bilancio pubblico italiano sono partiti i soldi verso il Mes, che di fatto sono serviti a permettere alle banche spagnole e greche di ripagare i loro debiti verso la Germania. Quindi siamo più noi in questo momento che stiamo salvando le banche private tedesche di quanto non sia lo Stato tedesco a salvare lo Stato italiano, e questo è nella contabilità.

Quali prospettive, sotto l'aspetto economico, si aprono dunque a seguito del voto?

Io parto da un principio che può essere condiviso o meno, ma che desumo dai miei studi: una moneta unica tra paesi così diversi non è sostenibile e non sto qui a citare tutti quelli che lo hanno detto, perché ci riporterebbe indietro addirittura agli anni '50.
Detto questo, è chiaro che ci sono delle tensioni e che un possibile esito di queste tensioni è che la moneta unica si disgreghi, cosa di cui potrebbe anche essere opportuno parlare.
Nella mia attività di ricerca in giro per l'Europa vedo che dai nostri partner europei è abbastanza preso in considerazione e ritenuto plausibile uno scenario in cui i paesi del nord prendano l'iniziativa separandosi da quelli del sud.

Ora, in questo quadro si inserisce un elemento di novità, in ragione del fatto che il risultato di queste elezioni permette a opinionisti, politici, rappresentanti delle istituzioni economiche tedesche, di insistere sulla strada del discorso molto orientato che hanno fatto sinora, cioè la crisi è colpa degli italiani, che sono inaffidabili e hanno addirittura portato al potere due clown, come si è espresso molto infelicemente il candidato premier della Spd Peer Steinbrueck, suscitando la giusta reazione del Presidente della Repubblica italiana. Questo però in qualche modo predispone in modo secondo me quasi subliminale l'elettorato tedesco ad accettare l'idea che la Germania dovrebbe sganciarsi, e questo è uno scenario che ha una sua razionalità, anche se molti la contestano, perché sussiste l'idea (peraltro già affermata da personaggi di grande spessore politico e scientifico, tra cui Visco o Prodi) che l'Euro abbia fondamentalmente avvantaggiato la Germania.

Non voglio addentrarmi troppo in questo ragionamento, però in questa fase storica credo che le rigidità in cui siamo costretti dal sistema monetario che ci siamo dati stiano danneggiando un po' tutti: basta pensare al fatto che la Germania ci si aspettava avesse l'anno scorso una crescita sopra l'uno per cento, mentre invece ha avuto una crescita intorno allo 0,7 per cento e nell'ultimo trimestre dell'anno scorso è andata in rosso.

Questo significa che la sofferenza delle nostre economie sta iniziando a incidere pesantemente anche sulla performance del tessuto produttivo tedesco, perché noi essendo vicini e anche abbastanza grandi siamo uno dei mercati di sbocco più importanti delle economie del nord e in particolare della Germania.

Quindi, a questo punto forse l'opzione di uno sganciamento potrebbe essere considerata del tutto favorevole e il fatto che in Italia si affermi un quadro politico difficilmente decifrabile rende questa opzione politicamente proponibile agli elettori del nord.

Nota della Redazione: Ieri sera (dopo che questa intervista era già stata registrata) la trasmissione Presadiretta ha dato l'annuncio che ad aprile nascerà in Germania un nuovo partito, "Alternativa per la Germania". La nuova formazione politica, guidata dall'ex presidente della Confindustra tedesca Hans-Olaf Henkel, propone la dissoluzione dell'euro e il ritorno alle monete nazionali. Un fronte anti euro che sembra dunque confermare i timori espressi dal prof. Bagnai da tempo sul suo blog e anche a Cado in piedi.

Cado in piedi

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