mercoledì 27 febbraio 2013

Paul Krugman - Morte per Davos

Per Krugman sul New York Times le elezioni in Italia segnano l'inizio della fine, dovuta alla cecità della élite che ci governa, che non arriva a capire che il popolo vuole crescita e lavoro, e non l'austera stabilità, e questo è tutto.

The Conscience of a Liberal - E' così che finisce l'euro: non con le banche, ma col bunga-bunga.

OK, l'euro non è - ancora - condannato. Ma le elezioni italiane segnalano che gli eurocrati, che non perdono mai l'occasione di perdere un'occasione, sono molto vicini al limite.

Il fatto fondamentale è che una politica di austerità per tutti - austerità incredibilmente dura nei paesi debitori, ma sempre una certa austerità anche nei paesi del centro europa, con nemmeno un accenno di politica espansiva da nessuna parte - è un fallimento completo. Nessuno dei popoli sotto l'austerità imposta da Bruxelles / Berlino ha mostrato neanche un accenno di ripresa economica; la disoccupazione è a livelli di distruzione della società.

Questo fallimento è arrivato quasi a distruggere l'euro per ben due volte, nel 2011 e ancora una volta la scorsa estate, quando i paesi debitori minacciavano di entrare in un terribile circolo vizioso di crollo dei prezzi delle obbligazioni e banche in difficoltà. Ogni volta Mario Draghi e la BCE sono intervenuti per contenere i danni, prima facendo prestiti alle banche perché acquistassero titoli del debito sovrano (LTRO), poi annunciando la volontà di acquistare debito sovrano direttamente (OMT); ma invece che imparare dall'esperienza, gli austerians europei hanno preso la calma artificiale dei mercati creata dalla BCE come il segno dell'austerità che stava funzionando.

Beh, la sofferenza degli elettori Europei gliel'ha fatta capire in un altro modo.

Come hanno potuto non vedere quel che stava arrivando? Beh, in Europa ancor più che negli Stati Uniti le persone molto serie vivono in una bolla di amor proprio per la loro stessa serietà, e immaginano che la pubblica opinione seguirà il loro esempio - ehi, è l'unica cosa responsabile da fare. Wolfgang Münchau nel suo articolo di oggi, arriva all'essenza [qui in italiano]:

“C’è stato un momento simbolico nelle elezioni italiane in cui ho capito che per Mario Monti, il primo ministro sconfitto, i giochi erano finiti. E’ stato quando – nel mezzo della campagna elettorale – nel bel mezzo di una rivolta anti-establishment – Monti se ne è andato a Davos per stare con i suoi amici della finanza e della politica internazionale. Anche se la sua visita al raduno delle elite tra le montagne svizzere non costituiva un problema, tuttavia è stato il segnale di una mancanza quasi comica di realismo politico“.

Ciò che i VSPs (Very Serious People) Europei non riescono a cogliere è che la percezione pubblica del loro diritto di governare dipende dalla loro capacità di raggiungere almeno alcuni risultati effettivi. Quel che hanno consegnato in realtà, tuttavia, sono anni di sofferenze incredibili accompagnate da ripetute promesse che la ripresa era proprio dietro l'angolo - e ora si stupiscono che molti elettori non si fidano più del loro giudizio, e si rivolgono a qualcuno, chiunque, che offra un'alternativa.

Vorrei poter credere che le elezioni italiane siano servite da campanello d'allarme - una ragione, ad esempio, per dare alla BCE il via libera per una maggiore espansione, una ragione per la Germania di fare un po' di politica espansiva e per la Francia di sospendere il suo non necessario stringere la cinghia. La mia ipotesi, tuttavia, è che avremo soltanto altre lezioni per gli italiani e per tutti gli altri su come non stanno dandoci abbastanza dentro.

E allora potrebbero esserci in agguato nel futuro dell'Europa figure peggiori di Beppe Grillo.

Vocidallestero

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